Home » Un’ emozione da raccontare

Un’ emozione da raccontare

E’  una calda domenica mattina di fine luglio (del 2004) e mentre dormo tranquillamente, arriva all’improvviso la telefonata di mio cognato Raffaele: “vestiti in fretta! Andiamo a Caserta a liberare i falchi!” Ancora nel pieno del sonno gli chiedo: “Ma di quale falchi stai parlando”? “Ma come non ti ricordi?” Risponde Raffaele. “Si tratta di quei tre gheppi, ancora piccioni, recuperati da mio nipote Giovanni dalle mani di alcuni ragazzini che probabilmente avevano depredato un nido”. Giovanni era venuto in possesso qualche mese prima dei tre piccoli gheppi; nonostante le amorevoli cure, non era riuscito a svezzarli e per non destinarli a morte sicura, li aveva consegnati al Centro Recupero Animali Selvatici WWF  di Caserta – Loc. S.Leucio – gestito dai soci volontari e situato nel bosco confinante con i giardini della Reggia di Caserta.

Una mezzora di auto ed insieme a Raffaele e all’autore del salvataggio, Giovanni(tutti e tre soci F.O.I.), arriviamo al Centro Recupero di Caserta. Un cancello in ferro non ci consente l’entrata e perciò Giovanni telefona ad uno degli associati. Poco dopo un giovane volontario ci viene ad aprire e ci indica la stradina da seguire per arrivare alla cascina  dove vengono curati gli uccelli feriti ed anche altri piccoli animali. Il fabbricato era la residenza di caccia dei Borbone; costruito nel XVIII secolo, è composto  da vari corpi destinati anche al riposo del re durante le battute di caccia.   La cascina insiste su una superficie, coperta a boscaglia, per lo più querceti,  di circa una ventina di ettari, tutta recintata per evitare le insidie dei bracconieri in quanto nella stessa vivono allo stato selvatico anche animali di grossa taglia (cinghiali, lepri, volpi ecc.).

   

Arrivati alla cascina … una piacevole sorpresa! Ad accoglierci è una ragazza molto giovane di nome Valeria che, in quella calda domenica di estate, anziché starsene al mare come tutte le sue coetanee, si dedica, come volontaria, alla cura di tutti gli uccelli ed di altri animali feriti. Ci offre un caffè al piccolo bar del Centro e poi ci conduce in visita ai vari locali operativi. Dapprima visitiamo la sala medica dove vengono svolte tutte le operazioni per il salvataggio degli animali feriti. Dopo passiamo in uno stanzone dove sono custodite diverse gabbie nelle quali singolarmente vengono curati gli uccelli. Alcune poiane, una civetta ed altri rapaci, qualche gazza ed altri corvidi, ma anche uccelli di taglia più ridotta come tordi, merli, allodole, cardellini e addirittura qualche passerotto alloggiano singolarmente nelle gabbie; un riccio e due tartarughe completano la “corsia dell’ospedale”.

Tutti feriti, per lo più da armi da caccia, ma anche da incidenti con autoveicoli e fili di alta tensione. In tutto circa una cinquantina di volatili ed altri animali che Valeria (come volontaria!!) con un amore senza limiti assiste in quella assolata domenica. Ci dice che la passione per gli animali ed in particolare per gli uccelli è arrivata fin da piccola e ci racconta che addirittura nei mesi precedenti per dare da mangiare ad una nidiata di gufi (recuperati in un vecchio casolare oggetto di ristrutturazione) è stata costretta a stare sveglia per parecchie notti per imbeccarli e a dormire di giorno.  I suoi sforzi però non erano risultati vani in quanto tutta la nidiata, una volta svezzata, aveva ripreso la libertà.

Ci conduce poi nel giardino alla visita di alcune voliere esterne che contengono uccelli di grossa taglia alcuni in attesa di guarigione per riprendere il volo; altri, ahimè, destinati a restare lì per sempre in quanto feriti in modo grave alle ali tanto da non poter più volare..

 

Dopo la visita passiamo alla liberazione dei nostri tre falchi. Da un’ampia voliera vengono  recuperati ed adagiati in tre scatoloni di cartone al fine di non ferirli. Dopodichè ci incamminiano per un sentiero che conduce alla sommità del bosco. Arrivati in cima si apre dall’altro lato della collina un’ampia radura. Valeria ci dice che lì è il luogo ideale per liberarli in quanto i gheppi possono  prendere velocità nel volo data la mancanza di alberi e gli ampi spazi. Il primo gheppio viene liberato da Valeria che, dotata di guanti, ci indica come prendere il rapace e successivamente liberarlo. Dopo Giovanni, non voglio perdere quell’occasione di lanciare nel cielo azzurro quel terzo gheppio che si accinge a prendere il suo primo volo…

E penso come nella vita le cose cambiano: io da ex cacciatore pentito, ora allevatore F.O.I., sto dando la libertà a quel gheppio …

 

Attualmente mi è stato riferito che il Centro Recupero Animali Selvatici di Caserta è stato chiuso per mancanza di fondi e che in Campania non vi sono altri centri per il ricovero di uccelli feriti.

Sarebbe auspicabile che le Associazioni Campane della F.O.I. allestissero un nuovo centro raccolta per alloggiare e curare gli uccelli feriti accidentalmente. In tal modo gli allevatori F.O.I. potrebbero mettere a disposizione la loro esperienza ed il loro amore per la cura dei volatili feriti e confermare, ancora una volta, il nostro motto “ALLEVARE E’ PROTEGGERE”.